Direct public offering: l’immissione dei titoli nel mercato

differenze tra ipo e dpo

Un’azienda privata che produce beni o servizi, può desiderare di avere a disposizione una maggiore quantità di fondi per finanziare la propria attività; un modo per ottenere questi fondi è quello di quotarsi in borsa, vendere i propri titoli e procurarsi così un ampio numero di investitori.

Ci sono principalmente due modi attraverso i quali le società private possono immettersi sul mercato azionario: tramite IPO e attraverso DPO.

Mentre l’IPO di solito prevede il coinvolgimento di Istituti di Credito che aiutano la società a effettuare questo passaggio, la DPO è un procedimento autonomo della società.

Quando la società decide di quotarsi in Borsa, deve per prima cosa produrre tutta la documentazione necessaria a dimostrare il possesso dei requisiti richiesti dal mercato in cui si immette e presentarla alle autorità preposte.
Ogni Stato ha una regolamentazione per il proprio mercato e ci sono organi di controllo per verificare la presenza di tali requisiti da parte delle aziende.

L’azienda, quindi, presenta la documentazione alle autorità di ogni mercato in cui desidera immettersi.
Tra le informazioni che la società deve comunicare ci sono il tipo di bene prodotto, la tipologia di titolo da immettere (ad esempio azioni o titoli di debito), le modalità con cui intende pubblicizzare la vendita (ad esempio tramite giornali o social).

Nella fase successiva, l’azienda deve decidere quanti titoli immettere sul mercato e a quale prezzo (minimo) per gli acquirenti, oltre al limite massimo di titoli che ciascun investitore potrà acquistare.

Altre decisioni che l’azienda dovrà prendere autonomamente riguardano poi il periodo di immissione sul mercato, quindi fisserà un momento per l’apertura e uno per la chiusura della vendita.
Ti ricordiamo che l’azienda prende tutte queste decisioni in completa autonomia, cioè senza farsi aiutare da agenti esterni, come le banche.

L’unico aiuto che l’azienda può decidere di utilizzare, nel caso in cui debba immettere sul mercato un grande numero di azioni, è quello dei broker di commissioni, che possono consigliare il cliente o presentare le azioni ai propri investitori. Questo tuttavia si tratta di un caso eccezionale e non è la norma nella DPO.

Una volta presentata la documentazione prodotta, l’azienda deve aspettare l’autorizzazione delle autorità per procedere con la vendita. Dopo un periodo massimo di circa due mesi, se l’autorizzazione viene concessa, la vendita parte.

Gli investitori che sono a conoscenza della vendita possono acquistare le azioni delle società presentate tramite Offerta Pubblica Diretta.

Direct public offering: come funziona la vendita

Quando la vendita viene pubblicizzata, gli investitori interessati all’acquisto possono iniziare a fare gli ordini. Nella vendita è fissato un numero minimo e massimo di titoli che possono essere acquistati.

Nel caso in cui non si raggiunga il numero minimo di ordini, gli investitori che già avevano investito saranno rimborsati, mentre nel caso contrario le richieste saranno soddisfatte in ordine cronologico o tramite la distribuzione dei titoli tra tutti gli investitori.

Ma chi sono gli investitori che possono partecipare a un’Offerta Pubblica Diretta? In generale, si tratta di tutti quegli investitori che sono venuti a conoscenza della vendita e desiderano acquistare i titoli in questione: possono essere grandi investitori istituzionali o non istituzionali o, in altre parole, grandi investitori professionisti come le banche e piccoli investitori individuali come i soggetti privati.

Di solito questi investitori conoscono l’azienda e il prodotto, quindi costituiscono per la società una buona base di appoggio nella vendita.

Quali sono i vantaggi per l’azienda?

vantaggi direct public offering

Come hai visto, l’azienda che sceglie di fare una Direct Public Offering decide di agire in autonomia e lo fa per risparmiare denaro.

In primo luogo, l’azienda risparmia il denaro che avrebbe dovuto pagare a un intermediario finanziario e abbassa così i costi di capitale, ossia la quantità di denaro da guadagnare, necessaria per rendere utile la propria attività (in base al principio per cui il ricavo deve essere maggiore della spesa).

Il risparmio si applica anche al capitale di rischio cioè, nel caso di S.P.A. alle azioni.
Inoltre, da un punto di vista decisionale, la società gode di totale autonomia nei confronti delle banche.

In poche parole, agendo in autonomia, l’azienda può ottenere un grande risparmio che andrà anche a vantaggio degli investitori. Ricorda che questo tipo di offerta è particolarmente adatta per le piccole aziende che possono contare su un gruppo di investitori, i quali già conoscono e apprezzano la società e il prodotto.
Dal punto di vista normativo, poi, le DPO consentono una notevole libertà, anche rispetto alle modalità con cui si può pubblicizzare la vendita.

Un ultimo vantaggio della DPO per l’azienda, consiste nella mancanza dell’obbligo di registrazione al SEC (Security Exchange Commission) dovendo solamente presentare la documentazione richiesta dalle Autorità Statali preposte per il mercato in cui si immette e riuscendo così a risparmiare tempo e denaro, se l’immissione avviene nel mercato dello stesso Paese in cui la società è costituita. In questa registrazione consiste anche la principale differenza tra una DPO e il crowdfunding.

Alcuni esempi di DPO

Tra i più famosi esempi di DPO trovi la fruttuosa esperienza dell’azienda americana produttrice di gelato Ben & Jerry’s Ice Cream, che negli anni Ottanta riuscì a raccogliere la somma di 750.000 dollari o la più recente esperienza della svedese Spotify, noto distributore musicale, che poteva contare su una larga base di finanziatori a conoscenza del prodotto. Un’altra compagnia che ha scelto di quotarsi con DPO è l’americana Slack, nel settore delle comunicazioni aziendali.