Quali sono i requisiti per potersi quotare in Borsa?

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Per potersi quotare in Borsa, le società devono soddisfare una serie di standard qualitativi molto stringenti, per ovvi motivi. Non prevederli da parte delle autorità di controllo potrebbe infatti mettere a rischio i soldi degli investitori, con la possibile generazione di una crisi di sfiducia nei confronti degli stessi mercati.

La quotazione in Borsa prevede come passo preliminare il conseguimento di requisiti sia formali che sostanziali che variano in base al segmento del mercato azionario in cui la società intende operare.

Ciò vuol dire che MTA (acronimo di Mercato Telematico Azionario) Standard, MTA STAR (il segmento per le aziende connotate da media capitalizzazione) e AIM Italia (ove invece sono presenti quelle piccole e medie ad elevato potenziale di crescita), richiedono il possesso di requisiti differenti tra loro.

Quotazione in Borsa: i requisiti sostanziali

Per quanto concerne i requisiti sostanziali per quotarsi in borsa, occorre senz’altro ricordare:

  • Il pratico orientamento alla creazione di nuovo valore per gli azionisti;
  • Evidenziare un adeguato posizionamento competitivo rispetto alla concorrenza della nicchia di mercato in cui si riversano prodotti e servizi;
  • Essere in possesso di una strategia non solo molto chiara, ma tale da essere oggetto del piano industriale;
  • Una organizzazione di stampo manageriale;
  • Una struttura finanziaria tale da poter dimostrare sufficiente equilibrio;
  • Un elevato grado di autonomia gestionale;
  • Una marginalità in crescita, intendendosi per tale il guadagno che può essere ricavato dalla vendita di prodotti e servizi dopo la sottrazione dei costi necessari non solo per la loro produzione, ma anche per commercializzarli.

I requisiti formali prima dell’IPO

I requisiti formali da soddisfare prima dello sbarco in Borsa, variano sulla base del segmento di mercato in cui l’impresa sceglie di andarsi a collocare.

In particolare essi sono:

1) per l’MTA Standard un flottante (intendendo per tali le azioni collocate sul mercato) pari almeno ad un quarto del totale, la pubblicazione almeno di tre bilanci i quali siano stati oggetto di certificazione, una capitalizzazione di mercato pari a non meno di 40 milioni di euro, l’adozione di principi contabili internazionali, una offerta rivolta non solo ad investitori istituzionali (i grandi fondi), ma anche a quelli al dettaglio;

2) nel caso dell’MTA STAR il flottante deve salire a quota 35% e la capitalizzazione deve attestarsi all’interno di una forchetta che può andare da 40 milioni a un miliardo di euro, mentre gli altri requisiti rimangono gli stessi dell’MTA Standard;

3) per quanto riguarda l’AIM, il flottante può scendere ad un minimo del 10%, basta la pubblicazione di un solo bilancio, l’offerta deve essere rivolta soprattutto agli investitori istituzionali, con almeno 5 di essi in grado di coprire non meno di un decimo del flottante, mentre non si prevedono requisiti relativi alla capitalizzazione di mercato.

I requisiti formali necessari dopo l’IPO

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Una volta collocate le azioni sul mercato, le società quotate devono essere in grado di rispettare i seguenti requisiti formali:

1) nel caso dell’MTA Standard non è obbligatoria la relazione di bilancio trimestrale, mentre lo sono la semestrale e il bilancio annuale che devono essere oggetto di pubblicazione rispettivamente entro di tre mesi dal termine del periodo preso in considerazione e di un semestre dalla chiusura dell’esercizio.

Inoltre sono obbligatorie comunicazioni “price sensitive” e operazioni di carattere straordinario;

2) per quanto riguarda l’MTA STAR alle condizioni precedenti occorre aggiungere l’obbligo di elaborare resoconti intermedi di gestione entro tre mesi dalla chiusura del semestre in esame;

3) per l’AIM le differenze con i due segmenti precedenti sono invece da riscontrare nell’obbligo di pubblicare il bilancio annuale entro e non oltre i 180 giorni dalla chiusura dell’esercizio.

L’IPO è l’unico modo per quotarsi in Borsa e raccogliere capitali?

Quando le società si quotano in Borsa, si tende a credere che l’unica soluzione possibile in tal senso sia l’Initial Pubblic offering (IPO).

Negli ultimi tempi esiste un’altra modalità per quotarsi in borsa chiamata Direct Public Offering (DPO) , nota anche come direct listing. Questa procedura è caratterizzata dalla quotazione senza l’utilizzo delle banche intermediarie.

Una scelta la quale, peraltro, è stata sposata nel recente passato anche da altre compagnie di grande importanza, a partire da Spotify, Slack, Roblox e Palantir.

Esiste poi un altro metodo per raccogliere capitali senza quotarsi in borsa e senza requisiti minimi: l’equity crowdfunding che può essere utilizzato da qualsiasi società di capitali, anche srl.

Quali sono i costi della quotazione in Borsa?

Quando l’azienda decide di collocare i propri titoli, deve reperire due soggetti in grado di aiutarla alla quotazione in borsa:

1) L’advisor, una società specializzata, la quale si ritaglia il compito di supportare l’imprenditore nelle relazioni con tutti gli altri soggetti analoghi, assistendo inoltre l’impresa nella fase tesa a definire la struttura dell’offerta, in relazione al suo reale fabbisogno finanziario.

Il compenso per questo lavoro è fisso e non dipende dalla riuscita o meno dell’operazione;

2) La banca, cui spetta un ruolo decisionale nella fissazione del prezzo al quale le azioni saranno collocate sul mercato.

Per questo importante apporto, l’istituto viene remunerato tramite il versamento di una commissione, la cui entità dipenderà dalla cifra che l’Initial Pubblic Offering avrà portato nelle casse dell’azienda.

Gli altri costi da sostenere sono le commissioni a Borsa Italiana che dipendono dalla capitalizzazione e partono da un minimo di 35.000 euro.