Il piano individuale pensionistico (Pip) e il fondo pensione aperto sono due delle tre tipologie del sistema di previdenza integrativa. Si tratta di un’opportunità offerta ai lavoratori che desiderano avere, per il futuro, denaro in più in aggiunta alla pensione maturata con l’Inps.

Prima di poter fare la scelta giusta, però, è bene conoscere le peculiarità dei due prodotti, in modo da ottenere un rendimento adeguato a ciò che ci si aspetta da una pensione integrativa. Ecco tutto quello che c’è da sapere sul piano individuale pensionistico e sul fondo pensione aperto.

Piano individuale pensionistico: cos’è e come funziona

Il piano individuale pensionistico si identifica come uno strumento di accumulo in grado di conferire al sottoscrittore un rendimento unico o mensile, una volta raggiunta l’età pensionabile. Per farlo è importante contribuire nel corso della propria attività lavorativa attraverso versamenti regolari, questi finiscono in un piano di investimento che si avvale dell’opera di un gestore.

Chi aderisce ad un prodotto del genere sa bene che, una volta raggiunta l’età pensionabile, otterrà quanto avrà investito e potrà vivere una vecchiaia serena. Generalmente la liquidazione viene chiamata rendita vitalizia e riesce ad integrare la pensione percepita secondo la legge ma non solo. Infatti tale somma di denaro, in caso di morte, diventa anche un vantaggio per gli eredi che, come si può capire, possono beneficiarne dopo la morte del titolare.

Il Pip viene scelto da molti soggetti perché offre estrema flessibilità in contratto ma, va detto, oltre a ciò esistono anche dei benefici fiscali di cui godere nell’arco del tempo. Infatti è concessa anche una tassazione agevolata.

È possibile interrompere il versamento qualora non ci siano le condizioni economiche per incrementare il fondo, ovviamente, senza dover affrontare penali. È bene, in ogni caso, sincerarsi di questi vantaggi in sede di firma del contratto.

Vi sono dei casi che equiparano il fondo alle altre tipologie disponibili. Quindi si può procedere al riscatto anticipato del 75% qualora ci siano spese mediche da affrontare, acquisto o ristrutturazione della prima casa per se stessi o figli. In tal caso, però, è necessario aver versato contributi per almeno 8 anni. Se si vuole ritirare il fondo senza dover fornire giustificazioni, però, è possibile ottenere il 30% a patto che siano passati 8 anni dal primo versamento.

Il piano individuale pensionistico può essere riscattato al 100% solo in queste situazioni, cioè, morte del titolare, invalidità che ne impedisce il lavoro o un periodo di disoccupazione prolungato.

Si ricorda che anche per tale genere di prodotto è prevista la deducibilità annuale per versamenti che non superano mai i 5174 euro. La tassazione, inoltre, corrisponde al 20%. Si tratta di incentivi che lo Stato propone in modo da incentivare l’adesione alla previdenza integrativa.

Infine è bene dire che sia il piano individuale pensionistico che altri fondi, chiusi o aperti, sono sempre impignorabili e insequestrabili. Per cui in fase di procedimento esecutivo vengono considerati come “intoccabili”.

Pip o fondo pensione aperto? Quali sono le differenze?

Il fondo pensione aperto, a differenza del piano individuale pensionistico, ha alcune preclusioni a livello di adesione. Infatti nel caso del pip è possibile accedere proprio tutti, lavoratori autonomi e non. Va detto, però, che nel caso del fondo aperto si riserva l’adesione ai dipendenti di aziende che sottoscrivono accordi sindacali ben precisi. Quindi si tratta di una scelta, molto spesso, collettiva.

Il fondo pensione aperto viene incrementato mensilmente attraverso il versamento di una percentuale del proprio TFR, oppure, si può decidere di conferire l’intera quota. Il piano individuale pensionistico, invece, funziona su base volontaria. Pertanto ogni versamento viene concordato con il titolare del fondo ed è variabile nel corso del tempo.

Anche nel caso del fondo aperto, si tratta di prodotti messi a disposizione da imprese assicurative, istituti di credito, società di gestione del risparmio o di intermediazione mobiliare. La vera differenza, però, sta nel fatto che in questo si rientra in maniera collettiva o tacita, tenendo conto degli accordi sindacali stipulati con l’azienda di appartenenza. Infine è possibile inserire nel proprio piano di previdenza anche i familiari ma a patto che siano fiscalmente a carico del titolare.

Cosa succede se si perde il lavoro, oppure, la posizione di impiego muta? Sia nel caso del piano individuale pensionistico che del fondo aperto, non cambia nulla. Ogni soggetto che ne sottoscrive uno continua a godere delle tutele previste in contratto e, se può, continua a versare denaro in base alle sue disponibilità.

Piano individuale pensionistico o fondo pensione: quale conviene?

Scegliere un piano individuale pensionistico o un fondo pensione aperto, come si può capire, è frutto di una valutazione individuale in cui si tiene conto delle proprie esigenze ma, soprattutto, dei rischi che si è disposti a correre dal punto di vista finanziario ( a tal proposito leggere il nostro articolo dedicato ai vantaggi e svantaggi dei fondi pensione potrebbe tornarti utile).

Per tutte queste ragioni si può scegliere tra diverse alternative di prodotto, ad esempio, ce ne sono alcuni ad alto rischio che prevedono un investimento su base azionaria, oppure, è possibile sottoscrivere un contratto che si muova solo sulla linea obbligazionaria senza grandi slanci finanziari.

Infine grande attenzione va riservata sempre ai costi da sostenere periodicamente. A pesare sul piano pensionistico individuale sono i caricamenti che vengono aggiunti al costo annuale del fondo, tenendo conto anche dei contributi da versare. I fondi pensione aperti, invece, hanno una struttura più semplice ed è bene, in questo caso, prestare attenzione alle spese relative all’adesione e alla gestione. Si tratta di cifre che devono essere pagate.